STRASBURGO.20. FEB. Ben dodici anni i nonni tenuti lontani dalla propria nipote a seguito di una decisione dei tribunali italiani presa dopo che la madre della bimba, moglie del figlio aveva accusato il marito di abusi sessuali sulla figlia. E’ la Corte europea dei diritti dell’uomo a porre fine a questa triste storia con una sentenza che è assai esemplare in quanto non solo è stata rilevata la violazione del diritto dei nonni al rispetto della vita familiare, ma ha anche condannato l’Italia a risarcirli con 16 mila euro per danni morali. Per i giudici europei le autorità italiane non hanno fatto tutto quanto dovevano per assicurare ai due anziani la possibilità di vedere la nipote.Nel caso di specie, i nonni di origine piemontese non hanno più avuto la possibilità di vedere la nipote dal 2002, quando la bambina aveva cinque anni. In realtà prima della “separazione” avevano rapporti costanti con la minore. Ciò fino a quando la moglie del figlio ha chiesto la separazione, rivolgendo tra l’altro contro l’uomo la gravissima ed infamante accusa di aver molestato la piccola. Incriminazione da cui il genitore era stato completamente assolto nel lontano 2006 «perché il fatto non sussiste».In principio, il tribunale dei minori di Torino aveva ordinato ai servizi sociali di mettere in atto le misure per ripristinare i rapporti tra nonni e nipote, ma poi aveva confermato il divieto in base ai rapporti forniti dai servizi sociali, secondo i quali la piccola li associava a quanto riteneva di aver subito dal padre.Ma i nonni non hanno desistito e adita la Corte europea, questa ha stabilito che le autorità italiane hanno violato il diritto della madre e del padre del genitore della bambina a mantenere i contatti con la nipote. E ciò soprattutto perché l’autorità giudiziaria ha impiegato tre anni a decidere sulla richiesta dei due anziani di vedere la nipote, mentre i servizi sociali non hanno fatto incontrare i nonni e la nipote per due anni, nonostante fosse stato ordinato loro di attuare tutte le misure necessarie. D’altro canto, i nonni si erano comunque attenuti a tutte le misure prescritte dai servizi assistenziali. Per Strasburgo, nonostante «la grande prudenza che si impone in questi casi» e il fatto che «le misure prese per proteggere il minore possono porre dei limiti ai contatti con i membri della famiglia», le autorità competenti «non hanno fatto tutti gli sforzi necessari per salvaguardare il legame familiare e non hanno reagito con la coscienza richiesta».
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