OR.S.A. Ferrovie resta contraria a che le strutture sindacali promuovano formazioni politiche o sostengano qualsivoglia componente di partito ma ‐partendo dall’assunto che la politica, nell’accezione greca della polis, non è proprietà privata‐ condivide la necessità di un’azione autonoma e indipendente, condotta da soggetti sociali capaci di superare la semplice associazione di interessi e che puntino alla partecipazione concreta dei lavoratori nelle dinamiche politiche, alla trasformazione democratica della società e all’affermazione dei diritti sul lavoro.
Il Paese ha bisogno di una reazione sociale organizzata, capace di mettere in discussione il falso progressismo che tende a superare la società derubricandola a singoli individui sottoposti al potere che li governa. Sotto tale egida è stato creato lo spettro di un futuro già presente con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa e che sta scatenando una guerra tra poveri. In questo quadro, sempre più drammatico, non si può prescindere dalla costruzione di una opposizione dal basso, in contrapposizione alla deriva ultraliberista e autoritaria, proponendo al tempo stesso soluzioni alternative alla crisi in atto.
Per OR.S.A. le iniziative di lotta isolata devono incrociarsi con il tentativo di dare nuova rappresentanza politica al mondo del lavoro e del precariato, ai giovani, ai ceti più colpiti dalla crisi e dalla sua infausta gestione. Serve superare le divisioni, il frazionamento, le solitudini collettive e individuali e coalizzarsi per individuare punti di programma condivisi, per una visione nuova del lavoro, della cittadinanza, del welfare e della società. Bisogna darsi obiettivi stringenti partendo dal tema lavoro e dallo stato sociale; lo scopo è riconquistare diritti in tutti i campi: beni comuni, giustizia, partecipazione, pensioni; sfruttando ogni strumento disponibile, dal referendum abrogativo a quello propositivo, dalla legge di iniziativa popolare alla contrattazione sociale sul territorio.
Al processo di de‐valorizzazione del lavoro deve corrispondere il rinnovamento del sindacato che può ambire ad incidere con efficacia nell’organizzazione della società, demandata ad una rappresentanza politica che da decenni colleziona fallimenti, con gravi ricadute sulla popolazione. Non è più sufficiente rappresentare i lavoratori nelle aziende, il sindacato deve dare sostanza alla lotta per cambiare il Paese, non come vogliono Governo e Confindustria, ma secondo i principi di giustizia sociale, libertà e diritti nel mondo del lavoro.
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