GENOVA. 18 GIU. C’é chi pensa che ogni fatto che ci accade attorno, in qualche modo collegato alle nostre relazioni affettive ed alla nostra quotidianità, assolva allo scopo di implementare ed alimentare le personali riserve di trascendenza e di esperienza; di forgiare interiormente le idee; di tradurre e rimuovere le nostre ataviche, ereditate paure.
Immagino sia azzardato parlare di Karma, di certi oscuri ed esoterici segnali di passate, ipotizzate esistenze.
Tuttavia intendo avviare la trattazione proprio verso questo misconosciuto e (s)confinato indirizzo, proprio in quanto fuori dalle rotte tradizionali.
Indirizzo che potrebbe aiutarci a comprendere, riconoscere e tradurre, quantomeno presuntivamente, taluni misterici segnali “da chissà dove”, in termini di evoluzione introspettiva.
In effetti, é innegabile che il “divenire” dell’uomo si affievolisca e di giorno in giorno si intimidisca di fronte ad un suo “essere” incerto, ad un suo incedere altalenante, alimentato più da malfidenza che da più distinti ed elevati sentimenti.
Tutto sommato, non farebbe male ricondurre il pensiero, oltre gli ambiti di natura strettamente confessionale, al fatto che siamo e meritiamo ben altro del possesso materiale o dell’ambizioso decoro sociale, brandelli di una Società ormai sfornita di ideali degni di menzione.
Vi è esigenza di una “vita plurale” (cit. Angel Crespo). O, meglio ancora, di ricorrere ad una visione plurale dell’esistenza.
Se non altro, avere pronta un’opzione qualora non funzionasse appieno la nostra visione tradizionale dell’esistenza, quella (apparentemente) più tranquillizzante.
Massimiliano Barbin Bertorelli ( Nano Morgante )
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